Interferenza #4 – La curiosità non è gentile
«Non sapere non è ignoranza. È spazio per accorgersi di più.»
Per anni mi hanno detto che ero quello che “metteva in discussione tutto”. E non sempre era un complimento. Anzi.
In un contesto dove dire sì era sinonimo di collaborazione, io facevo domande. Tante. Ma non per ostacolare, né per ostentare. Ma per cercare di capire, per allargare il campo, per attivare un confronto.
Mi ci è voluto del tempo per capire che non ero “contro”, né polemico, seppur il sentirselo dire ripetutamente lo facesse sembrare verità.
Ma quel porre domande, quella tendenza a scardinare, quando ben gestita, era in realtà una forma di responsabilità. Una tensione a non accettare la prima risposta solo perché condivisa da molti o imposta. Una spinta a cercare il punto cieco che nessuno voleva vedere.
Col tempo ho capito che quella cosa lì si chiama curiosità, oltre che responsabilità.
Ma non è la curiosità da citazione motivazionale, né quella da talk brillante.
È una forma di presenza.
Una disponibilità a mettere in sospensione ciò che si dà per certo, per cercare una prospettiva più ampia.
Ed è tutto tranne che gentile.
La curiosità, quella profonda, quella generativa, spesso disturba. Rallenta, destabilizza, apre contraddizioni, e per questo non sempre è ben accolta. Ma è esattamente lì che dimostra il suo valore.
Nei team, nei progetti, nei momenti in cui il consenso è troppo facile, è la curiosità a fare la differenza tra un’idea buona e una visione solida.
Non arriva per brillare. Arriva per scavare.
E lo fa con domande che non vogliono mettere in difficoltà, ma in movimento.
Lavorando ho imparato che le conversazioni che cambiano le cose non nascono da affermazioni perfette, ma da domande sbagliate al momento giusto.
O da quelle fastidiose, che nessuno aveva voglia di porre.
O ancora, da quelle che aprono una pausa, invece di riempirla.
Quando qualcuno ti chiede “Perché proprio così?”, e tu sei costretto a rispondere con onestà, non stai solo chiarendo una scelta. Stai ridefinendo l’intenzione che ci sta sotto.
E questo vale nei progetti, nelle strategie, nella leadership, ma anche nella vita personale.
Uso spesso, come scrivo ed insegno, anche l’AI per stimolare questo tipo di processo.
Non come oracolo, ma come strumento di messa in discussione, come sparring partner pronto a tirarmi un jab o a fare rumore se sto dicendo qualcosa di potenzialmente “sbagliato”.
Scrivo una direzione, un’ipotesi, un pensiero… e poi chiedo:
“Qual è il contro-argomento più forte a questa idea?”
“Cosa sto sottovalutando?”
“Dove potrei sbagliarmi, anche se mi sembra tutto giusto?”
“Sto affrontando la cosa con dei bias?”
Non sempre esce qualcosa di sorprendente. Ma quasi sempre si apre una crepa.
E quelle crepe, spesso, sono il varco da cui passa una versione più intelligente dell’idea iniziale.
Viviamo in un contesto che premia la rapidità, la chiarezza, la risposta pronta.
Ma chi guida, chi crea, chi costruisce sistemi, sa che la qualità di un’intuizione dipende anche dal tempo che si è disposti a restare nella domanda.
Stare nella domanda è faticoso.
Scomodo.
Ma è una forma di progettazione.
È il modo in cui il pensiero si allena a non accettare solo ciò che torna facile. È quello spazio intermedio in cui si costruiscono le decisioni migliori.
E sì, la curiosità è anche una forma di responsabilità: verso ciò che si sta costruendo, verso chi ci sta intorno, verso la complessità delle cose.
Non si tratta solo di capire di più. Si tratta di non fermarsi prima di aver guardato davvero.
Ci sono giorni in cui non serve cercare una nuova soluzione. Serve solo riformulare la domanda. Guardare il contesto da un’altra angolazione. O accettare che non sappiamo ancora tutto ciò che c’è da sapere.
Perché non sapere non è ignoranza.
È spazio.
E la curiosità non è gentile.
Ma è ciò che tiene aperta la possibilità di cambiare.
“È molto difficile vedere qualcosa se il tuo stipendio dipende dal fatto di non vederlo.”
Upton Sinclair
concordo quasi su tutto, tranne che sul titolo "La curiosità non è gentile" ... perchè? penso che la gentilezza provenga dalla persona non dall'azione che essa compie (essere curioso), è un modo di essere, per alcuni una scelta di vita ...